Funzionamento del carrello elevatore controbilanciato
Il funzionamento del carrello elevatore si basa sul principio della leva di primo grado, secondo il quale si equilibrano due forze, dette potenza e resistenza (il carico), che poggiano su un punto intermedio detto fulcro. Nei carrelli elevatori controbilanciati, la potenza è costituita dall’insieme della macchina, che comprende il telaio al cui interno si trovano il motore, la trasmissione, la pompa idraulica e gli altri dispositivi di controllo.
Immagine gentilmente concessa da Toyota.
Il controbilanciamento, solitamente fissato alla parte posteriore, e gli assi, essendo quello anteriore l’asse motore e quello posteriore l’asse direzionale, per una migliore manovrabilità della macchina, fanno entrambi parte della potenza.
Il montante, la piastra portaforche e le forche, fanno parte del carrello elevatore e della resistenza, trovandosi anteriormente rispetto al centro dell’asse anteriore, che funge da punto di appoggio o fulcro. La resistenza è costituita dagli elementi installati anteriormente rispetto al punto d’appoggio, come il carico da trasportare.
Importanza degli elementi del sistema di leva
È importante comprendere il ruolo svolto da ciascun elemento in questo sistema di leva per definire il carico nominale che il carrello può movimentare e sollevare. Inoltre, anche la distanza dal montante al baricentro influirà sulla capacità nominale. Maggiore sarà la distanza, minore sarà la capacità di carico.
Il "muletto" oltre ad essere molto rapido, è utile per lavorare sia all’interno che all’esterno del magazzino. Si tratta di una macchina ideale per effettuare il carico e scarico dei camion, dal momento che nella parte anteriore sporgono soltanto le forche.
I carrelli elevatori sono ideale per lavorare tanto dentro come fuori dal magazzino (Immagine gentilmente concessa da Toyota).
Modelli disponibili
Per quanto riguarda i modelli disponibili sul mercato, una delle principali differenze, oltre alle caratteristiche già illustrate, riguarda la modalità di alimentazione. Sono disponibili macchine elettriche a batteria e macchine termiche funzionanti a olio o gasolio.
Possono poi differire per la tipologia di montante, strutturato in funzione dell’altezza di sollevamento:
- Doppi, a due bracci telescopici che si estendono sin dall’inizio del sollevamento.
- Doppi a sollevamento libero totale, nei quali a differenza del precedente montante telescopico non si estende fino a quando la forca è salita completamente.
- Tripli con tre bracci telescopici.
Un’ultima caratteristica che può variare da un modello all’altro riguarda il tipo di forca utilizzata. Esistono macchine con forche che si spostano lateralmente. Queste sono dotate della funzione di brandeggio che favorisce le manovre al momento di prelevare o depositare i pallet.
Altezza di sollevamento e larghezza delle corsie
Quando vengono utilizzati all'interno di un impianto, è bene sapere che l’altezza di sollevamento di questi carrelli è solitamente limitata a 7,50 m, e che la corsia di lavoro deve avere 3.200 e i 3.500 mm liberi.
La presenza in magazzino di questo carrello può far variare le dimensioni delle corsie. Può dunque accadere che servano corridoi fino a 4 m di larghezza. Per approfondire l'argomento, è possibile consultare l'articolo interamente dedicato alla larghezza delle corsie quando si opera con carrelli elevatori.
Carrello controbilanciato che lavora in un magazzino con scaffalature dinamiche.
Osservazioni finali
Optare per il classico "muletto" significa scegliere una soluzione polivalente e capace di garantire flessibilità. Il carrello elevatore è il protagonista indiscusso del magazzino per via della sua versatilità. La capacità di adattarsi e di lavorare agilmente in spazi ridotti, la velocità nelle manovre e i costi contenuti convertono i carrelli controbilanciati in uno dei protagonisti indiscussi della logistica di magazzino.